Mercoledì 18 Dicembre, primo pomeriggio. L’appuntamento con le ed i protagonisti dello spettacolo che si terrà Giovedì 19 ore 21.30, in occasione della riapertura dello storico Teatro Aurora di Scandicci, è previsto in uno studio a Sesto Fiorentino.
Sembra un pomeriggio come gli altri, con la luce ordinaria e disincantata nel cielo di una Firenze periferica. Sono felice di incontrare questo progetto che mette al centro tre donne, tre artiste di provenienza, formazione e generazione diverse. Tre ipotesi di come abitare il ruolo artistico, proprio in quanto donne. Appena arrivati, io per le interviste e Michele Faliani per le foto, seguiamo la musica, apriamo la porta e davanti a noi ci sono loro, con i loro strumenti in azione e le voci di Ginevra e Cristina che ci regalano un inedito Tim Buckley.
Con affabilità si organizzano per la nostra intervista. Francesco Magnelli, quale ideatore di "Stazioni Lunari", inizia a parlarci dell’aspetto legato alla vita e al senso di quello che è, non solo uno spettacolo itinerante dunque, ma una visione rispetto al fare musica oggi. Progetto culturale nel pieno senso del termine, longevo e generativo, domando al musicista qual è il suo segreto di elisir di lunga vita.
“STAZIONI ha capacità di riciclarsi continuamente, perché cambiando artisti ogni volta si crea una serata unica, dovuta al luogo, alla situazione. La scelta di artisti, di più generazioni, la creazione di una scaletta diversa ogni volta. E’ un lavoro impegnativo, dove permane l’entusiasmo della Prima.
Gli artisti vengono da mondi diversi, l’idea è quella di abbattere il genere, c’è solo musica. Domani c’è un estremo, con l’inserimento di musica classica, con il Quartetto dei nostri Tempi, con brani di Shostakovich, Beethoven, Schumann…
Stazioni Lunari è un invito all’ascolto da parte del pubblico e da parte degli artisti tra loro, è uno spettacolo di 2 ore in cui partecipi anche solo ascoltando. Nei nostri spettacoli il pubblico ascolta ciò a cui non è magari abituato, si possono fare scoperte grosse, il pubblico viene a vedere gli artisti per le attitudini che hanno , sono loro che decidono come partecipare.
In una sorta di abbattimento dell’ego centrale, i cantanti sono dislocati sul palco, come si costruisse una squadra di voci, senza un leader centrale; Ginevra è centrale ma si muove, gira insieme agli altri. Dà la possibilità ai cantanti stessi di esprimersi in modo diverso da come fanno di solito. Ad es. Piero Pelù e Bobo Rondelli per indole si sono buttati in mezzo agli altri, Cristina Donà che è tanto che partecipa nel tempo si è coinvolta sempre di più, come Nada, che all’inizio stava molto nel suo spazio.
La diversità esiste, c’è, è normale che ci sia, la diversità fa ricchezza ovunque, anche in cultura, non la ostento, non è un connubio per forza positivo, porta miniscontri che però sono vita. La cosa bella è che è rimasto uno spettacolo unico nel panorama, questo lo dico dopo 16 anni, con artisti di questa caratura artistica che stanno insieme, nella loro differenza. Si tratta di uno spettacolo che và al di là della fruizione di una buona musica, al suo interno c’è tutta una serie di messaggi che và oltre la musica, dentro le stanze potrebbe starci un danzatore, la parola, chi dipinge, qualsiasi forma d’arte”.
Incontriamo poi Cristina Donà, che inizia ad accompagnarci nel suo personale viaggio all’interno di Stazioni Lunari. “La spinta propulsiva a prendere parte a questo progetto è costituita da molti tasselli. Inizia nel 2004. Conoscevo Ginevra, il mondo dei CSI, entrare in Stazioni Lunari è stato un regalo, stare in un laboratorio come artista dove sin da subito sperimentare una relazione con i musicisti diversa da quella che abitualmente praticavo.
Io essendo un’artista solista, dettavo un po’ le regole, anche se non sono un capitano con forme dittatoriali! L’idea di Stazioni è un’idea unica, perché questa è una Casa dove a turno si animano delle stanze, la permanenza sul palco presuppone che se uno vuole può anche interagire, improvvisare, la qualità dell’ascolto sale tantissimo. Le prove non ci sono, c’è il sound check, c’è un mondo da mettere in piedi. Io faccio parte di questo progetto da allora, ho potuto conoscere personalmente molti artisti, come Teresa De Sio, Pelù. Marco Parente, Nada, Riccardo Tesio, Cristicchi… sempre una grande emozione. Confrontarsi con emozioni diverse, di fronte a un pubblico, tenere alto l’interesse, partecipare in diversi modi, anche solo ascoltando. Questo laboratorio credo abbia messo le basi per quell’avventura che è nata con Ginevra, “Così vicine”, il nostro album insieme: ogni volta che si cantava insieme la gioia era grande. Francesco che è un grande osservatore e un grande creatore di progetti ha intuito che avremmo potuto dare vita a questo lavoro. Francesco ha ideato STAZIONI per far convivere vocalità e provenienze diverse. Questa è una grande scuola, per andare oltre le rivalità. Un aspetto importante per il pubblico, i canali principali non puntano sulla biodiversità”.
Infine, i saluti ce li fa l’altra padrona di casa, Ginevra Di Marco: “Stazioni Lunari ritorna spettacolo composito, difficile, con tanti artisti diversi, non è sempre facile accordare i suoni. Cristina Donà è un po’ la madrina di Stazioni Lunari; dei Rappresentanti di Lista ci siamo innamorati con i loro ultimi 2 dischi. Il Quartetto i nostri Tempi accentua il desiderio di mettere in dialogo linguaggi diversi, di essere una Comunità dal vivo, dove la musica si incontra, partecipiamo ognuno della musica dell’altro, in commistione. Io starò lì, in mezzo a tutto questo”.
Giovedì 19, sul palco arrivano a poco a poco tutti i protagonisti dello spettacolo, ma la scena è sempre abitata da queste tre artiste meravigliose: Ginevra Di Marco, Cristina Donà, Veronica Lucchesi.
Sono tutti insieme, cantanti, autori, musicisti, orchestrali, per celebrare Stazioni Lunari, la comunità pensata da Francesco Magnelli fin dal 2003.
I brani si snocciolano a due a due, presentati dalle tre donne al centro della scena, accompagnate dai musicisti e dal Quartetto dei nostri Tempi.
Si inizia già al massimo dell’energia con G. Di Marco in CANZONE ARRABBIATA, prosegue Veronica Lucchesi con LA BALLATA DELLA RAGAZZA ANNEGATA e GIOVANE FEMMINA.
Cristina Donà presenta SONG TO THE SIREN e GOCCIA. I pezzi si susseguono in un flusso continuo in cui le voci e gli strumenti si incastrano come in un gioco d’amore.
Il Quartetto dei nostri Tempi esegue un vertiginoso Shostakovic, poi Schumann, Beethoven, come se tutto fosse un unico, eterno discorso sonoro, che tutto comprende e tutto rigenera.
Nella serata spicca una Cristina Donà dirompente con chitarra, voce e rock, che conclude nei bis in UNIVERSO, bello, forte e delicato insieme.
QUESTO CORPO di Veronica Lucchesi regala ancora l’approccio aperto, teatrale e fortemente contemporaneo di una poetica sul confine della fragilità come forza.
Il concerto chiude con la sublime MONTESOLE dei PGR e con FUOCHI NELLA NOTTE DI SAN GIOVANNI dei CSI, rievocati nella voce di Ginevra Di Marco e nella direzione di Francesco Magnelli, che ci regala così il desiderio condiviso che eredità coraggiose vengano raccolte e ampliate ancora.
dal Blog Politica Femminile
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