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Le Ragazze di Via delle Sorgenti siamo Noi

Spesso pensiamo di non poter fare nulla per ciò che circonda: la realtà è complessa e ricca solo di contraddizioni. Eravamo e siamo molto stanche di vedere ogni giorno quelle ragazze nigeriane sui bordi delle nostre strade, al caldo, al freddo, con visi assenti, in piedi o sedute su sedie bianche di plastica. Alcune tengono sempre un ombrello semi rotto, per ripararsi dal sole o dalla pioggia, alcune salutano, altre ti guardano tristi. Ad un certo punto a bordo strada, ormai da settimane, c'è una sedia storta, con un giacchetto rosso, lasciato lì, a ricordarci che quel giacchetto è di qualcuno, di una di loro che non è più tornata a prenderlo. Sono giovani, spesso giovanissime, cambiano spesso. Le auto rallentano, spesso improvvisamente, frenano, si accostano, parlano e mercanteggiano tranquille. Fanno inversioni a U (anche camion e furgoni), ostacolano, sono un pericolo. A volte le ragazze salgono, a volte scendono. L'altro giorno ho visto un uomo che tornava all'auto in sosta precaria: si stava tirando su la cerniera, la ragazza camminava lenta dietro di lui.

Fino a un po' di tempo fa il mio bimbo mi domandava cosa facevano quelle ragazze lì; io gli rispondevo che aspettavano l'autobus, perché era difficile spiegare e trovare un motivo coerente, rispetto all'educazione che cerco di trasmettergli.